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Articolo: Fra gli umili artefici dei motori. Il papà degli "Asso 750"
Se i cesellatori del duralluminio, se gli orafi del compensato ed i pazienti misuratori che han connesso segmento a segmento, centina a centina, le muscolose aeronavi della squadra atlantica, ne seguono ora l'ardita navigazione fra le brume nordiche con l'orgogliosa sicurezza di chi sa di avere armato ottimi arnesi di volo, an-che nelle officine di via Monte Rosa, qui a Milano, le maestranze che han costruito i potenti e sicuri Asso 750, í magnifici « muli », come son chia-mati ormai da tutte le ciurme dell'aria, sentono con umile gioia che i cuori d'acciaio espressi dalle loro forgie, nati dalle loro intelligenti fatiche stanno superando vittoriosamente la grande prova. Il pensiero di S. E. Balbo andava a loro quando, sorvolando il cielo della Madonnina d'oro mentre si accingeva a superare il baluardo alpino, inviava all'on. Capoferri il saluto suo e degli equipaggi perche lo trasmettesse agli umili artefici dei motori. I quali, appena avvertirono il rombo familiare dei cinquanta "muli", abbandonarono impetuosamente i reparti e si rovesciarono tutti per la strada ad acclamare. Molti occhi si inumidirono quella mattina e qualche mano tremò nel regolare la marcia del tornio, quando anche l'ultima squadriglia svanì nell'azzurro, e i banchi tornarono a popolarsi.
Dal primo luglio i cuori di tutti i millecinquecento umili artefici sono legati al rombo ormai lontanissimo, sono avvinti alle fortune della squadra che punta verso la sua ardua meta.
L'ing. Cattaneo, che da 29 anni continua a progettare motori e motori e che ha dato prima all'automobilismo, alla marina e poi all'aviazione, quei capolavori di meccanica che hanno assicurato all'Italia tanti primati, parla dei suoi umili collaboratori con l'amore di un papà; e infatti egli è considerato da tutti il papà, un po' burbero alle volte, severo quando bisogna richiedere alle macchine e agli uomini il massimo sforzo, ma che sa ricompensare come nessun altro l'abnegazione, la buona volontà, il sacrificio.
Dedizione assoluta.
Solo il papà poteva realizzare il miracolo di costruire i motori necessari alla crociera, dal settembre del '32 al gennaio del '33, quando son cominciate le consegne.
« Quando fu stabilito il tipo ricorda l'ing. Cattaneo -- quando questo superò brillantemente tutte le prove richieste, ed erano severissime, S. E. Balbo volle il mio personale impegno no che ì motori sarebbero stati fatti in tempo utile e nel miglior modo.
"Eravamo già avanti nel tempo, bisognava fare un miracolo. Io raccolsi tutti gli uomini, i miei vecchi, alcuni dei quali lavorano con me da diecine di anni e ho fatto loro una paternale. Dissi che da quel momento non si doveva pensare più a riposo, che avevo bisogno della loro collaborazione più fedele, della loro dedizione più assoluta... «
E i miei vecchi han lavorato come dannati, notte e giorno, chè ciascuno aveva dato la parola d'onore di essere con me per la fortuna dell'impresa. Siamo arrivati così felicemente al collaudo, difficilissimo collaudo al quale presiedeva una commissione speciale, nominata dal Ministro, che ha svolto il suo compito con estrema oculatezza ».
Di quella prima vittoria sua e delle squadre dei suoi espertissimi meccanici l'ing. Cattaneo pare gusti ancora la gioia.
« Lavorare, lavorare - egli riprende — per i nostri non è solo il risultato del contratto di lavoro coll'azienda, ma è passione.
« Quando cominciarono le prove di 150 ere dei motori, prove terribili corrispondenti a voli di trentamila chilometri, la massa era nervosissima. Resisteranno, non resisteranno? Il dubbio era nell'animo di tutti. Quando fummo all'ultima ora, allo scoccare della centoquarantanovesima e io vidi che tutto andava perfettamente, ne andai io stesso a dare notizia agli operai.
«Fu un'esplosione di entusiasmo indicibile. In un attimo saltarono fuori da sotto i torni, dai cassetti dei banchi, dai ripostigli, centinaia di bandierine tricolori. Furono appesi ai muri i ritratti del Duce e di Balbo. Si gridarono mille evviva, non sapendo in qual modo esternare la loro grande gioia i meccanici che s'eran bruciati ore ed ore nei forni delle tempere, che avevan durato settimane a calibrare, che s'eran sfiniti nei lavori di rifinitura, s'abbracciavano fra di loro e ballavano come ragazzi.
« Le prove al banco! Scoglio tre-mendo! Una volta avemmo anche un incidente umoristico.
La contravvenzione del vigile
Da giorni e da notti i motori andavano e andavano. Il loro rombo sonorizzava tutto il quartiere di S. Siro. Con tutto il rammarico di dover turbare il sonno dei vicini, noi dovevamo continuare e continuare sempre. Una notte, che l'orchestra dei Muli era addirittura formidabile, bussò al por-tone della fabbrica un vigile per con-testarci la contravvenzione per... schiamazzi notturni...
« Dovemmo faticare a convincere quel tutore dell'ordine che, date le circostanze, non si potevano applicare multe ai motori della Crociera".
Ma quante di queste vigile hanno passato i collaboratori dell'ing. Cattaneo e anche lui, l'ideatore ! E le gioie delle vittorie!
Gran festa all'Isotta Fraschini al compimento del raid di De Pinedo, e a quallo del trasvolatore brasiliano, De Barros, come alla conclusione delle prime grandi crociere comandate da da balbo nel mediterraneo Orientale e in quello Occidentale che furono lo spunto agli ardimenti transoceanici dell'anno dopo.
Ogni tanto arrivano alle officine di via Monte Rosa cartoline e lettere da quegli operai che la fabbrica ha dislocato alle basi.
Ieri ne è arrivata una da Londonderry. Era del motorista Cipollini che, parlando dei motori, aveva scritto al suo ingegnere: « I Leoni trionfano! ». I muli son diventati leoni.
E un altro messaggio traboccante di gioia e arrivato da Codognotto, altro motorista traslocato alla base di Reykjavik in Islanda. Codognotto è la prima camicia nera del'Isotta Fraschini e in camicia nera con decorazioni si è messo quando la squadra ha ammarato nella rada islandese. E' stato scritto che per la gran gioia piangesse e che fattosi presso ad un velivolo, è salito sul cavalletto di sostegno ed ha abbracciato un motore.
Più rare arrivano le lettere da quelli che sono sull'Alice. Sono lettere di attesa, riassumono i triboli della lunga difficile navigazione. Nell'ultima di queste missive Pisati informa i colleghi del reparto che la cambusa, in seguito a un ritardo di quindici giorni nell'approdo, s'era quasi esaurita e che si mangiava baccalà e fagioli a colazione e fagioli e baccalà a cena, tanto per cambiare la lista delle vivande, e che non c'era più vino... Ma sempre avanti Savoia, conclude il bravo Pisati.
Le cartoline fanno il giro dello stabilimento. Son lette, commentate. Molti non lo esprimono il desiderio di essere al posto di quelli là, malgrado le sorprese della cambusa, ma lo pensano e s'accigliano e fingono di rimettersi con più attenzione al lavoro. «Nel lavoro tutti quanti si trova la forza di attendere — dice l'ing. Cattaneo — lavoriamo e attendiamo. Ma chi li terrà ì miei vecchi quando arriverà il telegramma dell'arrivo? ».
Ormai si vive per quell'ora, per quel momento. Agli operai sono state poi fatte delle promesse. Forse Balbo verrà qui lui cogli equipaggi.... Ma, non diciamo di più, i nostri voti, le nostre speranze sono grandi. Per ora preghiamo Iddio per loro che sono lontani e che lottano...
da La Sera