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Articolo: Sulla grande rotta (parte 1 - da Orbetello a Chicago)
Crociera aerea del Decennale
Il giorno 1. luglio dal nido dì Orbetello, donde tre anni prima uno stormo di intrepide ali italiane era partito per compiere la superba crociera Italia-Brasile, i ventiquattro idrovolanti della seconda squadra atlantica di Italo Balbo spiccavano il volo verso la grande Repubblica stellata.
La grande impresa aerea del primo Decennale aveva cosi inizio in una splendente giornata di sole, dopo un'estenuante attesa di tre settimane, a causa delle avverse condizioni atmosferiche su tutta l'Europa e l'Atlantico settentrionale, che aveva messo a dura prova l'ardente impazienza dei cento trasvolatori. Tre settimane lente, interminabili, come non erano stati due anni di preparazione assidua, di studi e di allenamento severi, di pazienza e di clausura.
Il valico delle Alpi
Memorabile giornata, indimenticabili emozioni!
I 1400 chilometri che separano Amsterdam da Orbetello erano coperti esattamente in 6 ore e mezzo alla media di circa 220 chilometri.
Le otto squadriglie e l'apparecchio di riserva, con a bordo il capitano Trimboli e il tenente Beltramo, il 1. Av. Delle Piane e il 1. Av. M. Cuturi,
decollavano alle 5,39 da Orbetello. Per chilometri e chilometri gli apparecchi seguivano, nel chiaro sole mattutino, le coste italiane; il bel tempo e l'aria azzurra li accompagnava fino alle Alpi, raggiunte dopo appena due ore e un quarto di volo.
« Sulle Alpi avvertivano le stazioni meteorologiche — troverete nebbia e nubi ». E difatti poco dopo i navigatori dell'azzurro erano costretti a volare con la bussola in opachi banchi di nuvole. Nonostante queste difficoltà, per la prima volta nella storia dell'aviazione 25 idrovolanti in formazione valicavano le Alpi a 4000 metri di quota attraverso il Wallen See, non più largo di tre chilometri, al disopra degli eterni ghiacciai dello Spluga.
Superato il massiccio alpino, Balbo comunicava immediatamente per radio al Duce il primo successo della squadra. Successo e ardimento che forse solamente i tecnici apprezzano al suo giusto valore ma che anche un profano non mancherà di valutare solo che se ne considerino i gravissimi rischi, bastando pochi sbalzi con perdita di altezza e pochi minuti di volo con perdita od acquisto di velocità ad annullare lo scaglionamento in estensione, in direzione e in profondità dei velivoli per provocare una catastrofe.
Dopo il volo sulle Alpi, passata Zurigo, il cielo si oscurava. Si tornava a vedere a Basilea : dalle nubi densissime e spesse si passava a un magnifico sole. Da Basilea la rotta non presentava più difficoltà notevoli. Ancora alcune ore di volo e la prima tappa era compiuta.
Alle 13 (ora olandese) i velivoli tricolori facevano la loro apparizione su Amsterdam. Il reggimento celeste si presentava nel cielo della vecchia città olandese con l'ordine assoluto, con la formazione precisa di come era partito. In pochi minuti la manovra d'ammaraggio era compiuta, tra l'indescrivibile entusiasmo di migliaia e migliaia di olandesi, tra i quali si confondevano numerosissimi italiani convenuti a salutare gli alati messaggeri della Patria rinnovata da Mussolini.
Purtroppo un'ombra di dolore doveva turbare la gioia dell'arrivo. Nell'ammarare, l'idro pilotato dal capitano Mario Baldini picchiava violentemente sull'acqua e cappottava L'urto produceva il quasi totale schiantamento degli scafi. Nell'incidente rimanevano feriti il capitano Baldini, il tenente Amelio Novelli e il radiotelegrafista Demetrio Joria. Incolume rimaneva il primo aviere Leo Landi. Perdeva invece la vita il sergente motorista Ugo Quintavalle.
Il doloroso incidente non intacca nè menoma l'altissimo valore del successo conseguito. Ogni grande gesta umana richiede un sacrificio.
Date le avarie riportate dall'idrovolante del capitano Baldini -- un valorosissimo pilota che ha diciassette anni di servizio, ha partecipato a numerose crociere e si recò nell'Artide alla ricerca di Amundsen e di Guilbaud esso veniva sostituito dall'apparecchio di riserva, il venticinquesimo, che avrebbe dovuto spingersi soltanto fino a Reykjavik. La formazione per la traversata atlantica rimaneva quindi completa: 8 squadre di 3 apparecchi.
Da Amsterdam a Londonierry
Il giorno dopo l'arrivo ad Amsterdam, il 2 luglio, la squadra di Balbo iniziava la seconda fatica della Crociera. Salutati da nuove, calorose manifestazioni di simpatia e di ammirazione da parte dell'ospitale popolo olandese, i cento trasvolatori lasciavano le acque di Amsterdam alle 7,45.
Il primo apparecchio, quello del Ministro Balbo, e i due della sua squadriglia decollavano alle 7,10; quindi man mano prendevano le vie dell'aria quelli delle altre squadriglie ad intervalli, dato l'intenso traffico marittimo che sino dalle prime ore del mattino si svolge sul canale dinanzi alla Venezia del Nord. Il tempo che alle 5 sembrava buono, all'ora del decollo cominciava a cambiare. Il livello delle nubi scendeva sotto i duecento metri, e di tanto in tanto pioveva, cosicchè i po-chi chilometri di terraferma che separano Amsterdam da Ljmuiden erano sorvolati alla quota di 30 metri.
La prima ora di volo sul mare era disturbata da nubi che scendevano fino al mare, da pioggia e banchi di nebbia: gli idrovolanti erano cosi costretti a volare a fior d'acqua. Nella seconda ora di volo gli atlantici trovavano un tempo stupendo, cielo azzurro e mare calmo, con un po' di foschia che si andava intensificando fino a divenire nebbia densissima sulla Scozia, sul Mar d'Irlanda e sull'Irlanda durante la terza e la quarta ora di volo.
Gli apparecchi a Edimburgo puntavano direttamente su Londonderry, dove giungevano felicemente ammarando alle 12,29, mentre sulla baia si disperdevano le formazioni nebbiose che si erano addensate qualche ora prima dell'arrivo e che avevano reso oltremodo difficile l'ultima parte del percorso.
Anche la seconda tappa della Crociera era così superata e le ali d'Italia si avvicinavano ancora di più all'ultima base da cui avrebbero spiccato il volo per la grande trasvolatà oceanica.
Non appena assicurati gli idrovolanti il generale Balbo dava ordine agli equipaggi di iniziare subito i rifornimenti, poichè sperava di ripartire alle 14 del medesimo giorno per Reykjavik. Ma la partenza, causa le peggiorate condizioni atmosferiche, doveva essere rinviata.
Anche a Londonderry i trasvolatori ricevevano calorosissime accoglienze, riprova dell'enorme interesse che la superba impresa italica ha suscitato nel mondo e dell'ammirazione che tutti i popoli, di qualunque latitudine siano, sentono per la nuova Italia rinnovata dal Fascismo.
II fulmineo volo verso l'Islanda
La sosta nelle acque di Londonderry, causa il perdurare del maltempo, si protraeva fino al 5 luglio, giorno in cui l'infaticabile condottiero della flotta volante, ricevute discrete informazioni meteorologiche dall'Islanda, decideva di riprendere la rotta verso il Continente americano. I bolletini meteorologici. pervenuti nella mattina del 5 luglio al comando della Crociera, davano per sicura una discesa della pressione sulle coste irlandesi e un livellarnento della depressione sulla rotta, pur persistendo a nord-ovest della Groenlandia un minimo della depressione che si era andata stabilizzando da qualche giorno. Per timore di essere bloccati più tardi del cattivo tempo, Balbo alle ore 11 di Greenwich diramava agli equipaggi l'ordine di imbarco per la partenza, che aveva inizio alle 11,45 con la squadriglia del Comandante, tra le rinnovate manifestazioni di entusiasmo del popolo irlandese, che neì tre giorni di sosta, con la più schietta cordialità, si era prodigato per rendere il soggiorno il più gradevole possibile.
Alle 12,7 la formazione al completo si metteva in rotta raggiungendo Reykjavik (Islanda) alle 17,50 con una media di velocità superiore ai 245 chilometri all'ora. Le prime due ore di volo si svolgevano in un'atmosfera limpida con venti moderati di sud-ovest. Alla terza ora la formazione incontrava banchi di nebbia dell'estensione dí circa 350 chilometri, che erano attraversati dalle squadriglie per circa 150 chilometri volando al di sopra della nebbia stessa e per i rimanenti 200 con volo cieco, perché la cortina nebbiosa si univa alle nubi.
Il rimanente del volo era compiuto con atmosfera agitata, forte vento dí sud-ovest, mare grosso e pioggia per nubi basse, condizioni che non permettevano di vedere la costa se non quando gli apparecchi si trovavano sulla verticale della terra.
L'ammaraggio, in difficili condizioni di vento, si effettuava in quindici minuti. La terza tappa era così compiuta a tempo di record da tutti i venti-quattro apparecchi della Squadra italiana.
L'annunzio della partenza da Londonderry aveva suscitato profonda sorpresa a Reykjarvik, poichè le previsioni meteorologiche e marinaresche erano pessimistiche. La partenza degli aviatori italiani in simili condizioni di tempo aveva impressionato la popolazione islandese che conosce le grandi difficoltà della navigazione nei mari del Nord Atlantico e dell'Artico, battuti da pericolose variazioni di tempo.
Lo sbarco degli equipaggi avveniva tra il più vivo entusiasmo della popolazione islandese — accorsa in massa con ogni sorta di veicoli da Reykjavik e da altri piccoli centri vicini allo specchio d'acqua di Vatnagardar sul quale gli idrovolanti tricolori dovevano scendere - mentre l'urlo delle sirene delle navi ancorate nel porto si levava a salutare i cento audaci trasvolatori. Ultimo a sbarcare era il gen. Balbo, dopo aver ispezionato tutti gli apparecchi, accolto dal Presidente del Consiglio islandese e da tutte le autorità locali.
Le manifestazioni di simpatia si rinnovarono lungo tutto il percorso dallo specchio d'acqua di Vatnagardar a Reykjavik, ove Balbo radunava tutti i piloti a rapporto e ordinava l'immediato rifornimento degli apparecchi in previsione della partenza per il giorno dopo.
Il balzo oceanico
Le cattive condizioni atmosferiche lungo la rotta Reykjavik-Cartwright sconsigliavano alla partenza immediata e il Ministro Balbo, accertatosi che tutto fosse pronto per la più ardua tappa della Crociera, decideva di attendere una schiarita su questa parte dell'Oceano Atlantico dominio incontrastato dei venti e delle nebbie.
L'attesa doveva protrarsi per più giorni. Dal Labrador, dalla Groenlandia e dalle baleniere scaglionate lungo il percorso giungevano notizie tutt'altro che invitanti al rischiosissimo balzo oceanico, che avrebbe dovuto portare le possenti macchine tricolori, condotte da saldi cuori italiani, nei cieli d'America.
Il giorno 10 luglio giungevano al generale Balbo bollettini meteorologici confortanti, tanto che il Ministro ordinava agli equipaggi di tenersi pronti. Tutti i piloti alle 21,30 si recavano agli ancoraggi, prendendo posto a bordo degli idrovolanti. Se il miglioramento delle condizioni atmosferiche fosse stato confermato dagli ultimi marconigrammi, le otto squadriglie avrebbero decollato per Cartwright nel Labrador verso le due del mattino.
Contrariamente alle previsioni durante la notte e nelle prime ore del giorno undici pervenivano bollettini meteorologici contradittori dalle navi che si trovavano nella zona dell'alto Atlantico. Il generale Balbo li esaminava attentamente ma dato che da tali segnalazioni non risultava chiaramente quali erano le condizioni atmosferiche sulla rotta per Cartwright, rinviava l'ordine di partenza. Gli equipaggi lasciavano quindi gli apparecchi facendo ritorno all'albergo.
Nel tardo pomeriggio dell'11 e specialmente nelle prime ore della notte le notizie delle varie stazioni meteorologiche tornavano a farsi confortanti. In attesa di ulteriori informazioni venivano ripresi i preparativi. La popolazione di Reykjavik accortasi dell'affaccendarsi dei nostri equipaggi attorno agli apparecchi e intuendo che il momento dell'addio stava per scoccare, disertava in massa la cittadina iperborea e si riversava nelle adiacenze dello specchio d'acqua di Vatnagardar, decisa a passare la notte all'aperto pur di poter porgere il suo saluto augurale agli intrepidi aviatori italiani, che stavano per scrivere un'altra epica pagina nella storia dell'aviazione mondiale.
Balbo e il suo Stato Maggiore trascorrevano la notte dall'1l al 12 luglio esaminando attentamente le segnalazioni meteorologiche che pervenivano dalle basi delle baleniere Dopo un ennesimo consiglio attorno alle carte delle variazioni barometriche, l'ordine di partenza era diramato agli equipaggi che lo accoglievano al grido di « Viva l'Italia! ». La folla che dalle sponde della baia attendeva ansiosa, si univa al grido dei cento trasvolatori prorompendo in calorose manifestazioni di simpatia.
Gli ultimi preparativi sono ultimati rapidamente. Frattanto giunge Balbo attorniato dal suo Stato Maggiore. Il commiato dalle autorità locali è rapido e cordiale. Strette di mano, ringraziamenti, auguri. Non vi è tempo da perdere. Bisogna approfittare della tregua accordata dagli elementi e puntare diritti sulla meta lontana senza un attimo di esitazione. Ma i nostri aviatori non hanno bisogno nè di consigli nè di incitamenti; conoscono perfettamente i rischi che corrono, le difficoltà che devono superare. I loro cuori sono d'acciaio e una grande speranza li sorregge: la speranza di poter conquistare in nome dell'Italia, del Re e del Duce una nuova grande vittoria da offrire all'ammirazione del mondo per il progresso della civiltà.
Balbo a bordo di un veloce motoscafo passa in rassegna i suoi prodi compagni. L'« A Noi! » degli equipaggi saluta l'intrepido condottiero, che compiuta la rivista sale a bordo del suo apparecchio.
Mancano pochi istanti alle otto (ora italiana) e non si attende che l'ordine di mollare gli ormeggi. Le eliche cominciano a cantare. Alle 8 in punto avviene il decollo dell'idro di Balbo. Il suo apparecchio si lancia ed è presto nel cielo. Uno dopo l'altro gli idrovo-lanti si staccano dalle ospitali acque islandesi, coprendo con l'urlo dei mo-tori le grida di saluto della folla.
Il grande volo sullo sconfinato oceano è in atto.
Ore di spasmodica attesa hanno inizio per chi ha visto disperdersi all'orizzonte nebbioso la formazione atlantica; ore di febbrile attesa per tutti gli italiani che seguono con affettuoso amore i cento fratelli che stanno tentando la più grande impresa aerea che la storia ricordi.
Le ore scorrono lente e tormentose. Ma alle 19,55 (ora italiana) del medesimo 12 luglio, giunge la prima notizia. Annunzio trionfale : tutti i ventiquattro apparecchi della seconda squadra atlantica hanna ammarato felicemente in perfetta formazione nella baia di Cartwright.
La prima parte della gigantesca Crociera aerea del Decennale si poteva dire a questo punto giunta a compimento. Altre tre tappe dividevano i cento ardimentosi da Chicago, ma il percorso più difficile era ormai superato.
Vittoria!
Ecco le vicende della grande trasvolata oceanica come sono state narrate nel primo rapporto radiotelegrafico del Ministro dell'Aria al Capo del Governo:
« Stamane siamo partiti da Reykjavik con grande difficoltà, a causa della direzione del vento che ci ha obbligati ad una lunga manovra di rimorchio. Il tempo per la prima parte della rotta era annunciato cattivo, ma le coste del Labrador si prevedevano sgombre da nebbie e nubi, il che mi ha deciso a ordinare la partenza.
« Le prime due ore del viaggio sono state molto dure, nessuna visibilità cielo plumbeo con nubi sul mare. Siamo stati obbligati a navigare a pelo d'acqua e spesso con navigazione cieca.
« Dalla terza alla quinta ora il volo è stato un incubo. Abbiamo volato in una nebbia cosi densa da distinguere a mala pena le estremità delle ali degli apparecchi. Per sfuggire al pericolo della formazione di ghiaccio sulle ali ci siamo tenuti a soli cento metri di quota, per non fare abbassare la temperatura. Uscito all'aperto ho saggiato le nubi perché i bollettini mi davano cielo coperto per dieci decimi per circa mille chilometri, e ho avuto la fortuna di trovare cielo sereno a circa 800 metri di quota. Il volo così è stato facilitato.
« Dalla decima alla dodicesima ora abbiamo trovato cielo quasi sereno e mare grosso. Il vento contrario ha ostacolato la nostra marcia, permettendoci una media di soli 200 km. A causa del decollo e del volo nella nebbia la formazione è stata molto disgiunta, ma tutte le squadriglie sono arrivate a Cartwright in stretta pattuglia di tre apparecchi. Mentre scrivo ammara regolarmente il ventiquattresimo.
« Gli equipaggi sono stati all'altezza del compilo affidatoci da Vostra Eccellenza per il prestigio e la fortuna della Patria Fascista.
Generale BALBO ».
Poco prima di ammarare nelle acque di Cartwright, Balbo aveva così telegrafato al Duce:
« In volo sulla baia di Cartwright ancora una volta sono fiero di avere eseguito i vostri ordini».
Da Cartwright a Shediac
Shediac, 14 matt.
Ecco la cronaca del volo a traverso i telegrammi:
La seconda Squadra aerea atlantica, al comando del generale Balbo, che era partita alle ore 14,25 (ora italiana) da Cartwrigt, ha qui ammarato ieri felicemente nella sua totalità dalle 19,37 (Greenwich) a brevi intervalli.
Migliaia di cittadini, provenienti da tutte le regioni vicine, hanno assistito all'ammaraggio della squadra. Le case e gli edifici pubblici sono tutti imbandierati con i colori britannici ed italiani : la città ha assunto per l'occasione un aspetto festivo.
L'apparecchio del generale Balbo è stato il primo ad ammarare nella baia di Shediac, seguito dagli altri, in gruppi di tre per tre, favoriti da un brillante sole e da una leggera brezza.
La moltitudine ha fatto grandiose accoglienze agli aviatori, acclamandoli lungamente.
Appena la lancia con a bordo il Generale si è avvicinata alla costa, dalla folla è partito un lunghissimo e caloroso applauso. Al piccolo molo di sbarco il Generale è stato salutato dalle autorità locali e da quelle inviate dal Governo del Canada, con a capo il brigadiere generale H. Mac Lean, governatore del New Brunswick, e il ministro dell'igiene del « Dominion », Murray Mac Lars. Tutti si sono felicitati con il Generale in termini particolarmente calorosi.
Il gen. Balbo ha così riferito sommariamente le sue impressioni. « E' stato un ottimo volo; nei pressi di Capo San Giorgio abbiamo dovuto lottare per vincere il vento contrario di notevole velocità, ma ciò non ha costituito una difficoltà vera e propria ».
Da Shediac a Montreal
Montreal, 14.
La Squadra atlantica partita da Shediac alle ore 14,55 (ora italiana), ha ammarato nello specchio d'acqua antistante all'idroscalo di Montreal sul fiume San Lorenzo.
La folla che gremiva le banchine ha lungamente acclamato Balbo e gli equipaggi atlantici.
Montreal, 15.
La squadra atlantica ha avuto ieri, arrivando a Montreal in cospetto di duecentomila persone, una idea delle accoglienze preparate a Chicago e a New York. A Shediac l'accoglienza della gente accorsa nel piccolo centro balneare canadese è stata molto calorosa, ed i transvolatori hanno sentito vibrare l'entusiasmo di una folla immensa, e le acclamazioni di migliaia di persone mescolate al suono di venti bande.
Urlo di sirene e suono di campane
Dal pontile gettato innanzi all'aeroporto di Frirchirld fino a Montreal South, e poi lungo le belle vie fiancheggiate di giardini, fino all'Albergo Mounth Royal dove tutti i piloti hanno preso alloggio, è stato un passaggio trionfale, fra fittissime ali di folla, in una selva di bandiere tricolori e britanniche.
Alle 18.30 (ora italiana) è stato avvistato il primo idrovolante e dopo pochi minuti sono apparsi gli altri due che formavano un triangolo perfetto, con al vertice l'apparecchio di Balbo.
La folla che nel frattempo era divenuta fittissima, come non si era mai visto a Montreal, ha acclamato lungamente, ma quando l'ululato ritmico degli apparecchi ha cominciato a sentirsi nettamente, è rimasta in silenzio.
Conservando la formazione con grande precisione di distanza e di linea la squadra ha sorvolato la bassa città. Quando è giunta all'idrocalo, le sirene dei vapori e degli stabilimenti, le campane e le trombe delle automobili hanno suonato tutte insieme, con un fragore che è stato udito a qualche miglio di distanza.
D'improvviso si è visto l'apparecchio di Balbo puntare verso il basso e, seguito dagli altri due della sua squadriglia, con una manovra di una regolarità meccanica, scivolare e fermarsi dinanzi alla prima boa. Poco dopo è scesa la seconda squadriglia e regolarmente tutte le altre.
Alle 19,18 l'ultimo idrovolante era ormeggiato e gli aviatori erano pronti a scendere a terra.
Un volo nella nebbia e col vento sfavorevole
Il generale Balbo, toltosi il casco e gli occhiali da volo, ha salutato con la mano gli ufficiali canadesi che in motoscafo gli si erano avvecinati per condurlo a terra. Poi ha sostato sulla banchina, dove il pubblico rinnovava le sue acclamazioni e dove si trovava a riceverlo il Comitato composto dei rappresentanti del Governo e della città, e le maggiori personalità di Montreal.
Intanto prendevano terra gli altri ufficiali e gli equipaggi italiani, accolti da grandi applausi e festeggiati dai fascisti della colonia locale, mentre la banda suonava la Marcia Reale e « Giovinezza ».
Dalle prime conversazioni scambiate con i piloti si è saputo che la tappa, pur essendo la più corta dell'intera crociera, non è stata fra le più facili, sia perché si è svolta sopra un continente, e cioè nelle condizioni me-no adatte per gli idrovolanti, sia per-chè le condizioni atmosferiche non sono state le migliori. Infatti un vento assai forte ha soffiato in senso contrario alla direzione di marcia tanto che la squadra la quale può tenere in cr ciera una velocità media di 240 chilometri orari, è arrivata invece a Montreal in quattro ore, e cioè ad una media inferiore ai duecento chilometri orari.
Esaltazione dell'Italia di Mussolini
Ma soprattutto c'è stato un enorme strato di vapori, sicchè la visibilità era scarsissima.
Subito dopo lo sbarco degli equipaggi, il Ministro canadese della Marina on. Alfredo Durandleau ha porto a S. E. Balbo un fervido saluto, esaltando la superba affermazione dell'aeronautica italiana che dimostra al mondo a quale grado di efficienza e di disciplina sia giunta l'Italia sotto la guida del Duce.
Il Ministro Balbo ha risposto ringraziando per la preziosa testimonianza di amicizia offerta dal popolo di Montreal, il cui ricordo — egli ha detto - si iscrive fulgidissimo tra le date più belle del viaggio transatlantico. Ha aggiunto che l'armata italiana dell'aria da molto tempo persegue il fine di esercitare masse di apparecchi alla conoscenza e al congiungimento aereo dei paesi più lontani, ciò che rientra nella natura dell'aviazione e serve a scopi universali per il progresso tecnico delle macchine alate e la preparazione dei pionieri dell'aria.
Il Ministro ha ringraziato il popolo canadese per avere compreso la missione di civiltà, di pace, di simpatia e di reciproca intesa alla quale serve l'aviazione italiana, ed ha affermato che sarebbe stato impossibile alla centuria che egli comanda compiere un cosi magnifico sforzo se non vi fosse a Roma un grande Capo, Mussolini, che forgia le volontà secondo ia sua propria immagine e riconduce la giovane Italia ai generosi tentativi dei grandi navigatori del Rinascimento.
Al Duce S. E. Balbo ha elevato un inno ed a Lui invita tutti i presenti a rivolgere il pensiero. Il Ministro ha terminato augurando le più grandi glorie e fortune al generoso popolo canadese. Ha parlato infine il Postmaster generale Arthur Saure.
Il monumento a Caboto
Quindi S. E. Balbo ed i suoi compagni di volo sono stati circondati
e portati letteraimente in trionfo dall'enorme massa di popolo tra grida di evviva all'Italia.
Con il Ministro alla testa, gli aviatori italiani si sono poi recati a deporre una corona di fiori sul monumento dei Caduti in guerra.
Più tardi ha avuto luogo una spettacolosa dimostrazione fatta dalla popolazione di Montreal, che ha voluto onorare i valorosi aviatori, i quali questa sera hanno preso parte a un bachetto loro offerto dalla colonia italiana.
Il generaie Balbo ha dovuto declinare l'invito del Governo canadese che lo aveva vivamente sollecitato perchè accettasse di recarsi a Ottawa per partecipare ad un banchetto d'onore. Balbo ha ringraziato commosso, ma ha risposto che se il tempo lo permetterà intende ripartire subito per Chicago.
Subito dopo il Ministro Balbo recatosi all'aerodromo di Longueil, ha avuto per telefono senza fili una conversazione con il Duce.
Durante la sosta a Montreal, Balbo presenzierà all'inaugurazione del monumento a Giovanni Caboto, sorto per sottoscrizione degli italiani residenti nel Canada.
L'impresa della squadra aerea italiana ha suscitato enorme interesse in
tutto il Canada, dove la popolazione segue da ieri con ininterrotta costanza e crescente interessamento le vicende del volo e le accoglienze che le varie città fanno ai transvolatori atlantici.
L'arrivo a Chicago
Chicago, 15 notte.
La seconda Squadra aerea atlantica ha iniziato alle ore 16.14 (ora italiana) la tappa Montreal-Chicago. A bordo dell'apparecchio del generale Balbo si trovava l'ambasciatore d'Italia a Washington, Rosso.
Alle ore 0.14 (ora italiana) tutti ventiquattro gli apparecchi della seconda Squadra Atlantica hanno felicemente ammarato a Chicago.
Le squadriglie prima di ammarare hanno compiuto ammirate e applaudite evoluzioni, scortate da 42 apparecchi militari degli Stati Uniti.
Il Sindaco della città, accogliendo le richieste pervenutegli da varie parti, ha ordinato che la Settima Strada sia d'ora innanzi chiamata « General Balbo Avenue ».